Le quote sono tornate paritarie fra la parte austriaca e quella thailandese, con quest’ultima che non ha più potuto esercitare la propria autorità per salvare il team principal
Christian Horner e Max Verstappen sono apparsi a lungo come qualcosa di simile ad un’unica entità. Il giovane campione, scelto, portato al successo, difeso da tutto per proteggere un talento capace di cose mai viste. E il suo team principal, diventato il centro di un progetto vincente e fulmineo come quello di Red Bull, in grado di destreggiarsi fra politica e potere, di gestire giganti del calibro del genio dell’aerodinamica Adrian Newey e personalità complesse come quella del consulente Helmut Marko. Per quasi dieci anni sono stati uniti in questo equilibrio precario e complesso, Verstappen e Horner, e poi – proprio quando niente sembrava poter scalfire il dominio del team – qualcosa si è rotto, portandoli su due strade improvvisamente lontane.
Difficoltà
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Una crepa, quella che negli ultimi due anni ha diviso la squadra del toro in fazioni contrapposte, aperta con la scomparsa del fondatore Dietrich Mateschitz nel 2022, che ha dato il via a lotte interne, veleni e guerre per la divisione di poteri. Horner era riuscito, contro ogni aspettativa, a restare in piedi al centro della tempesta anche nel 2024, quando uno scandalo sessuale (dal quale è stato prosciolto al termine di un’indagine interna) ne aveva quasi fatto segnare il licenziamento. A quel punto era intervenuto Chalerm Yoovidhya, figlio dell’imprenditore thailandese che con Mateschitz aveva dato la vita all’impero Red Bull, detentore in quel momento del 51% delle quote azionarie. La posizione di Horner, sostenuto dalla parte thailandese dell’azienda, aveva dunque permesso il mantenimento del suo ruolo ma non aveva fatto altro che aumentare la distanza fra le due parti. In queste divisioni Max e il suo team principal si sono trovati così lontani, con la componente austriaca – composta tra gli altri anche da Jos Verstappen e Helmut Marko, da sempre uomo di fiducia di Mateschitz – contrapposta a quella thailandese. E se a lungo il collante della squadra sono state le vittorie e i successi in Formula 1, fra un 2023 senza rivali e un avvio di 2024 sempre al comando, quando anche i risultati sportivi sono iniziati a crollare, la scuderia è velocemente andata in pezzi. Gli addii illustri, dallo stesso Newey a Jonathan Wheatley passando per Rob Marshall, e i vuoti interni all’organigramma, hanno indebolito ulteriormente la posizione di Horner e la sua stabilità nel team, con la prospettiva di un 2026 non facile per Red Bull in vista del cambio regolamentare.
Il cambio di quote
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In un momento così delicato per la squadra a giocare un ruolo importante nell’addio di Horner sarebbe stato anche un cambio azionario avvenuto a maggio 2025: Chalerm Yoovidhya, possessore del 51% delle quote azionarie dopo la morte del padre nel 2012, proprio due mesi fa ha ceduto il 2% del pacchetto della società a Fides Trustees SA, un trust con sede a Ginevra. Dopo tale movimento azionario le quote sono tornate paritarie fra la parte austriaca e quella thailandese, con il 49% in possesso di Chalerm Yoovidhya, il 49% in quelle di Mark Mateschitz – figlio di Dietrich – il 2% oggi nelle mani di Fides Trustees SA. Non avendo più la maggioranza della società la parte thailandese non avrebbe quindi potuto imporre la propria autorità per il mantenimento della figura di Horner come team principal, come invece fatto al via del 2024 dopo lo scandalo che aveva coinvolto il britannico.
Cosa fa Max?
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Non secondaria, oltre al contesto di riequilibrio azionario nel quale è avvenuta la vicenda, è la posizione del clan Verstappen, con l’entourage dell’olandese che avrebbe forzato la possibilità di un addio del pilota in vista della prossima stagione, in direzione Mercedes, per indebolire ulteriormente la posizione del team principal. La squadra in questo momento non potrebbe infatti permettersi di perdere anche il campione del mondo in carica, già indebolita dai tanti addii dell’ultimo anno. La scelta, che indica anche la vittoria della fazione austriaca dell’azienda all’interno del team, non garantisce però la permanenza di Max, ancora in bilico sul suo prossimo futuro. Una Red Bull sempre più sfaldata al suo interno sarebbe infatti per l’olandese la spinta decisiva all’addio, mentre l’opzione Mercedes si concretizza ulteriormente. A cambiare la direzione del futuro di Verstappen saranno le opzioni sulle clausole contrattuali, fondamentali per sfilarsi dall’attuale impegno con Red Bull in scadenza nel 2028, e l’ok del board Mercedes, in parte non concorde all’arrivo dell’olandese nel team di Toto Wolff con un contratto faraonico in linea con i successi di un quattro volte campione del mondo. Se le due parti riusciranno a sciogliere questi nodi l’addio di Horner non sarà l’ultimo grande colpo di scena che riguarderà la Red Bull in quest’anno.
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